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Aimee Yule, la ragazza che ha salvato Jason Waters dall'aggressione (© North News & Pictures Ltd)

Le sette di sera in tardo pomeriggio d’estate. Le auto in coda al semaforo e la gente che cammina sul marciapiede di ritorno dal lavoro.
Scene di ordinario traffico urbano? Non esattamente, almeno non lo scorso 27 luglio a Durham, in Inghilterra. In mezzo a una delle strade principali della città, infatti, un giovane di 28 anni, Jason Waters, veniva selvaggiamente picchiato da due uomini ubriachi.

Urla e spintoni. Il ragazzo, attaccato senza un particolare motivo, è caduto a terra ed è stato ripetutamente preso a calci e pugni dai due balordi.
Qualcuno si voltava e guardava la scena, ma nessuno faceva nulla. La prima ad intervenire è stata una ragazza di 22 anni, Aimee Yule, che lavora in un ufficio situato nel punto dell’aggressione.
Aimee è corsa in strada e senza particolari timori si è avvicinata ai due aggressori. “Temevo che potessero attaccare anche me – ha dichiarato – ma la cosa che avevo più a cuore era la vita di quel povero ragazzo”.
Aimee è così rimasta di fronte ai due uomini tenendo il ragazzo tra i suoi piedi. I due aggressori, Simon Taylor e Ryan Piggford, hanno quindi desistito dai loro intenti brutali e si sono dati alla fuga.

Il comandante della polizia di Durham e il giudice che ha condotto le indagini che hanno portato all’arresto di Taylor e Piggford hanno elogiato il comportamento della ragazza. “È stata semplicemente magnifica – hanno detto -. Il suo intervento è stato decisivo per salvare la vita del ragazzo”.

Un paio di mesi più tardi Jason Waters, completamente ristabilitosi dalle ferite e dalle fratture della violenta aggressione, ha voluto pubblicamente ringraziare Aimee Yule davanti a giornalisti e fotografi.

 

Fonti: dailymail.co.uk (17/09/2011) e BBC News Online (16/09/2011)

 

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Juliana B., 20 anni, cintura nera di karate. Ha messo ko due rapinatori.

Due aspiranti rapinatori hanno preso di mira la vittima sbagliata lo scorso 24 ottobre ad Alice Springs, in Australia.

Una ragazza tedesca di 20 anni, Juliana B., si trovava in compagnia di una sua amica lungo un ponte pedonale quando sono state fermate da due uomini.

Gli uomini hanno chiesto loro una sigaretta. Alla risposta negativa uno di loro ha aggredito l’amica di Juliana.

Juliana, cintura nera di karate, ha sferrato tre pugni in faccia all’aggressore.  Quando le due ragazze hanno cercato di scappare sono state raggiunte dal secondo aggressore. Anche questa volta però, è stata determinante la reazione di Juliana che ha colpito l’aggressore con un calcio in testa.

La polizia ritiene molto probabile che, data la forza dei colpi inferti da Juliana, gli aggressori possano essere rimasti seriamente feriti, in particolare quello che ha subito il calcio in testa.

Gli investigatori hanno detto che la ragazza è stata molto coraggiosa ma invitano la gente a non reagire in questo modo se non si è esperti di arti marziali.

Un interessante articolo che prova a tracciare una specie di “identikit” di violentatori. dv

Rabbioso o sadico: criminal profiling di uno stupratore

di Elisabetta Rotriquenz

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06 Luglio 2009 – Negli ultimi sei mesi uno stupratore seriale ha aggredito almeno cinque ragazze nei garage condominiali. “Dammi le chiavi, non ti farò niente” , avrebbe detto alle ragazze per convincerle a non urlare, prima di bloccarle con il nastro e violentarle. Solo in un caso avrebbe impugnato un coltello. Così riporta la Repubblica del 5 luglio 2009.

Più in generale, chi è lo stupratore? È uno psicopatico che prova forti emozioni solo se umilia e domina una donna attraverso la violenza sessuale? È un uomo qualunque che, incapace di farsi valere nella vita quotidiana, si vendica delle sue frustrazioni su una sconosciuta? Quale potrebbe essere il criminal profiling di uno stupratore? Secondo Malamuth (1998) ciò che molti stupratori hanno in comune è l’ostilità elevata verso le donne. Alcuni studi hanno messo in evidenza come lo stupratore tenda a reagire con maggiore eccitazione sessuale a immagini di attività sessuale coercitiva (Lalumiere e Quinse, 1994).

Solitamente gli uomini sessualmente aggressivi tendono a presentare tratti della personalità antisociali e impulsivi (Crowell e Burgess, 1996). Oltre alle tendenze violente, gli stupratori possono avere specifiche difficoltà sessuali. Dai risultati di un ampio studio è emerso che gli uomini che avevano aggredito sessualmente delle donne avevano 3,5 volte maggiori probabilità di riferire la disfunzione erettile (Laumann, 1999).

Simon (1996) riporta come nella letteratura psichiatrica sono stati individuati quattro profili base, che caratterizzano il tipo di violentatore in base alla motivazione:il compensatore: lo stupro è di solito pianificato o premeditato. Il suo comportamento sessuale nei confronti della vittima è espressione di fantasie sessuali. Egli fantastica, o mette in pratica, perversioni sessuali come il voyeurismo, l’esibizionismo, il travestitismo, il feticismo, le telefonate oscene e pratiche masturbatorie stravaganti.

Uno stato di forte eccitazione sessuale può portare a una perdita di controllo e a una percezione deformata della realtà. È portato a vezzeggiare, accarezzare la vittima, magari nel tentativo di rassicurarla e forse di rassicurare anche se stesso. Spesso si verifica un’eiaculazione precoce. Questo tipo di stupratore cerca di compensare un grave senso di inadeguatezza e fallimento come maschio.

Lo sfruttatore: il comportamento sessuale si esprime in un atto impulsivo, predatorio. In questo caso l’atto ha uno scarso significato sul piano psicologico; lo stupro dipende dalla situazione e dall’occasione invece che da una fantasia inconscia. Il violentatore si aggira in cerca di una preda da sfruttare e, una volta trovata, intende costringerla a sottometterglisi. Non gli interessano lo stato di eccitazione della vittima e non vuole stabilire un rapporto con lei. Quando l’occasione si presenta probabilmente non è eccitato, ma la situazione stessa può far scattare l’eccitazione. Negli sfruttatori che hanno un basso grado di impulsività, il comportamento sessuale si manifesta in risposta a qualcosa che minaccia la loro immagine virile. Gli sfruttatori altamente impulsivi sono di solito personalità antisociali, psicopatici.

Il rabbioso: il comportamento sessuale esprime ira e rabbia. La vittima è l’oggetto spostato dell’aggressività del violentatore. Di solito, la rabbia nasce da rapporti infantili caratterizzati da maltrattamento e deprivazione. Gli atti aggressivi non hanno alcun aspetto erotico, perché lo stupratore è pervaso solo dal disprezzo e dall’odio. Tale odio per le donne può esprimersi dall’attacco verbale fino all’omicidio. Anche se il comportamento aggressivo può scattare a causa di fantasie sessuali, l’aggressione sessuale stessa è spesso priva di significato sessuale. Il violentatore può attaccare la vittima perché poco prima è stato insultato (o così gli è parso) oppure perché una figura femminile importante per lui lo ha respinto.

Il sadico: è sessualmente eccitato dalla sofferenza di un’altra persona. Tutti i violentatori provocano sofferenze alla vittima, ma solo i sadici infliggono intenzionalmente sofferenze psicologiche e fisiche per aumentare la propria eccitazione sessuale. Durante le loro aggressioni sessuali, il più delle volte compiono atti di crudeltà estrema. L’aspetto sessualmente eccitante dell’aggressione è legato al dolore o all’umiliazione inflitti alla vittima. Di solito questo comportamento quasi non conosce limiti e raggiunge apici di brutalità e violenza prima di placarsi.

I violentatori possono essere classificati ulteriormente in base al grado di motivazione aggressiva: si ha allora il tipo strumentale e il tipo espressivo. Il violentatore strumentale ha uno scopo prima di tutto sessuale. L’aggressività è il mezzo attraverso cui la vittima viene costretta all’acquiescenza. Il violentatore espressivo ha uno scopo anzitutto aggressivo e mira pertanto a fare del male alla vittima.

Strumentali sono le tipologie del compensatore e dello sfruttatore, mentre espressivi sono il rabbioso e il sadico. Le classificazioni possono essere ancora più precise tenendo conto del grado di impulsività presente in ciascuna tipologia. Il grado di impulsività dello stupratore si ricava, oltre che dal modus operandi, dal suo comportamento in aree estranee al reato, come il lavoro, i rapporti interpersonali, le decisioni economiche e altri eventi di vita.

Fonte: Tiscali Donna – http://donna.tiscali.it/articoli/psicologa/09/07/tipologie_stupratori_123.html

Sfugge alla violenza sessuale con un morso ai genitali dell’aggressore
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Lo considerava un amico. Fino a quando l’amicizia non ha as­sunto i contorni della violenza: un tentativo di violenza sessuale costato caro all’uomo che avreb­be provato a metterla in atto: la sua vittima, cercando di sfuggir­gli, lo ha morso ai genitali e lo ha fatto finire all’ospedale. Di più, contro di lui sarebbe pronto un provvedimento dei carabinieri.
I contorni della vicenda sono ancora incerti, e i militari della stazione di Roccabianca forni­ranno maggiori particolari nelle prossime ore. E’ a loro che si è rivolta una ragazza della Bassa: ancora sotto choc, ha voluto rac­contare l’accaduto e denunciare quell’ex amico che avrebbe cre­duto di poter fare i propri co­modi con lei e non avrebbe de­sistito nemmeno di fronte ai ri­petuti «no».

La Gazzetta di Parma, 6 luglio 2009

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17 ANNI DI VIOLENZE. LA SOLIDARIETA’ DELLA CONSIGLIERA DI PARITA’ DEL MOLISE ALLA MAMMA CORAGGIO DI MONTENERO (CAMPOBASSO) di Mina Cappussi – Solidarietà alla donna di Montenero di Bisaccia (Campobasso) e ai suoi figli, da parte della Rete Regionale Antiviolenza coordinata dalla Consigliera di Parità Regionale del Molise, Giuditta Lembo. “Un atto di grande responsabilità e coraggio – scrive la Lembo – di una mamma che ha deciso di denunciare diciassette anni di violenze, un gesto d’amore verso i propri figli e di riscatto di dignità verso se stessa. Questo gesto deve essere di esempio a quante vivono in doloroso silenzio situazioni del genere. E’ a loro che la Rete rivolge l’appello di denunciare, riscattare la propria dignità e il diritto dei loro cari soprattutto se minori di vivere serenamente la propria vita e la propria infanzia. Uscire dall’inferno si può e questo caso ne è la prova. Aspettare e sperare che la persona violenta cambi si rivela spesso un desiderio disatteso e in molti casi lo stesso passare del tempo può essere pericoloso o come avvenuto in passato, avere risvolti irreversibili. Allora perché mettere a repentaglio addirittura la vita: la vita è un dono sacro che va tutelato ed ognuno di noi deve impegnarsi alla sua salvaguardia e soprattutto a quella dei bambini che spesso sono vittime passive, inconsapevoli, indifesi ed innocenti nei confronti di atti così deplorevoli e sui quali l’atto violento produce conseguenze devastanti in quanto la violenza si trasmette e si apprende. Come possiamo guardarli negli occhi pieni di paura e spaventati senza far nulla? La Rete Antiviolenza invita alla denuncia, a rivolgersi alle Forze dell’Ordine, oggi esiste sul territorio una concreta collaborazione in Rete che sfrutta sinergie e non si è più soli/e. Date più fiducia a chi si sta impegnando affinché non ci siano situazioni che come quella denunciata si protraggono per diciassette anni. Aiutateci anche voi! Basta violenza! Mai più violenza! E’ un grido che dobbiamo sollevare insieme, vittime e non, nella speranza che la giustizia là dove tali situazioni siano accertate applichi pene esemplari e significative senza trascurare, là dove possibile, di affiancare alla pena interventi di recupero e riabilitazione del responsabile di tali atti violenti”. La consigliera di Parità del Molise sta portando avanti un progetto ambizioso per contrastare la violenza familiare, purtroppo ancora troppo diffusa e perpetrata nell’ombra, contro donne e bambini.

http://www.unmondoditaliani.com/17-anni-di-violenze-la-solidarieta-della-consigliera-di-parita-del-molise-alla-mamma-coraggio-di-montenero-campobasso.htm

18 / 11 / 2008


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