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Enkonvieve Sajko con il suo attestato di cintura nera di judo.

MILANO – L’ha aspettata dietro le porte dell’ascensore, mezzo nudo e con un coltello in mano, pronto a violentarla e forse anche a ucciderla. Ma lei, Enkonvieve Sajko, ex infermiera filippina di 61 anni, lo ha prima disarmato e poi lo ha steso con due colpi di judo. L’aspirante violentatore, un cingalese di 41 anni, sorpreso e spaventato dalla forza del Bruce Lee in gonnella si è chiuso nel suo appartamento. Solo alla vista dei carabinieri è uscito e si è lasciato mettere le manette ai polsi. Una brutta esperienza forse più per lui, ora in cella per violenza sessuale, che per lei, cintura nera di judo e di molto altro.

Davanti a un aggressore armato, dove ha trovato la determinazione per reagire?

“Vede, Dio mi ha dato soltanto una vita e penso che sia mio dovere tenermela ben stretta. Per principio non faccio mai del male a nessuno, però se qualcuno mi minaccia io reagisco”.

Come si è difesa dallo stupratore?

“Erano da poco passate le 23, la sera rientro a quell’ora perché assisto un anziano. Salgo in ascensore e arrivata al secondo piano, quando le porte si aprono, vedo sulla destra il mio vicino di casa vestito solo di un paio di slip, con un coltello alzato e puntato verso di me. In un primo momento lo guardo e penso, ‘fa sul serio’? Poi mi prende per i capelli e mi punta il coltello alla gola, mi spinge a forza verso il suo appartamento. Ti violento, mi diceva, vieni qui, e mi trascinava dentro la sua camera. Capisce? Io a quel punto non potevo lasciare certo che lui mi facesse del male”.

Enkonvieve Sajko mostra una delle tecniche che ha usato per difendersi dall'aggressore.

Allora ha tirato fuori tutta la sua forza e la sua grinta?

“Più che altro la mia tecnica. Nessuno lo sa, ma sono un’esperta di arti marziali. E’ dal 1975 che mi dedico anima e corpo alle discipline di difesa. Ogni giorno mi alleno. In 35 anni sono diventata cintura nera di Judo, Combat Judo, Kung Fu e Kick Boxing”.

E’ capitato male l’aspirante violentatore.

“Certo e alla fine le confesso che l’ho risparmiato. Avrei potuto stenderlo nel vero senso della parola”.

Due settimane fa una sua connazionale è stata uccisa da un pugile ucraino.

“Fossi stata nei paraggi l’avrei difesa io. Con energia, concentrazione e tecnica. Sono sicura che quell’Oleg l’avrei immobilizzato”.

Le è mai capitato di doversi difendere altre volte?

“Sì qualche anno fa, da mio marito, che oggi è ex marito. Mi aveva picchiata”.

Fonte: La Nazione del 21 agosto 2010

Successo del 1° corso comunale “antiaggressione” citta’ di Lanciano

di Luisa Gandelli

Le partecipanti al corso con i loro istruttori

Il Corso, alla sua prima edizione, ha avuto inizio il 26 febbraio ed è arrivato alla conclusione lo scorso giovedì 21 maggio. Gli allenamenti hanno avuto la cadenza di un giorno a settimana, il giovedì dalle 9.45 alle 11.00. Questa iniziativa, nata da un accordo tra il Comune di Lanciano e il C.S.K.S. CLUB LANCIANO, era ed è dovuta perché, purtroppo, i fatti di cronaca che ogni giorno vengono portati alla nostra conoscenza attraverso i media sono sempre meno incoraggianti e denunciano un evidente malessere della società moderna. Da ciò scaturisce, per ogni cittadino dotato di sensibilità, un’inconscia spinta verso la riscoperta delle proprie potenzialità istintive unite all’esigenza di aumentare il livello di consapevolezza del proprio potenziale difensivo. Ed è proprio per questa esigenza che il corso ha visto un congruo numero d’iscrizioni (gratuite). Venti le partecipanti, tra cui ragazze e signore casalinghe, imprenditrici, studentesse e impiegate, tutte alla prima esperienza del genere. Il corso ha avuto come programma l’apprendimento di tecniche particolari, come gli spostamenti del corpo in base all’azione dell’aggressore, l’utilizzo di tecniche, dove non è necessaria la forza fisica, per liberarsi da prese al collo, polso, spalle, ecc.., allenamento di tecniche di attacco al sacco come pugni, ginocchiate, schiaffi, calci frontali, circolari e gomitate, esercizi per sviluppare la reattività, preparazione fisica, apprendimento di tecniche di Karate e Kick Boxing e l’ultima lezione con l’avvocato Carlo De Benedictis che ha visto come oggetto l’eccesso di difesa personale, e quindi quello che prevede il codice penale: insomma una preparazione non intensa, visto il numero degli allenamenti, ma sicuramente svolta a 360 gradi…

Dichiarazione del M° Pietro Antonacci: “Attraverso lo sviluppo di meccanismi psicofisici si possono prevenire situazioni rischiose o contrastare aggressioni non previste, almeno per limitare i danni nel caso si fosse costretti ad agire per vincere una violenza contro se stessi o per difendere i propri cari o persone indifese. Per sviluppare questi meccanismi abbiamo adottato il metodo MGA (Metodo Globale Autodifesa) riconosciuto dalla Federazione Italiana Judo Lotta Karate ed Arti Marziali  (C.O.N.I.) che prevede un ampio allenamento con la possibilità di portarlo avanti anche dopo aver terminato le 12/13 lezioni gratuite previste e organizzate in collaborazione con il Comune di Lanciano. A questo metodo io ed Elsa Epifani, abbiamo aggiunto tecniche di Karate, di Kick Boxing e tecniche specifiche della difesa personale femminile, indicate quindi quando chi si deve difendere è più debole del suo aggressore. E’ stato un successo e sono veramente soddisfatto della riuscita, le donne partecipanti al corso si sono impegnate molto e per questo siamo riusciti a trasmettere loro più fiducia in se stesse e determinazione. Lezione dopo lezione, le partecipanti hanno imparato a conoscere meglio se stesse dal punto di vista delle capacità fisiche e di reazione. Abbiamo tenuto informato il Comune nella persona del Sindaco Avv. Filippo Paolini e in collaborazione con lo stesso abbiamo rilasciato un Attestato di partecipazione. Il Sindaco si è complimentato con noi e ci ha incaricato di estendere i complimenti a tutte le partecipanti al Corso. L’ultima battuta con il Sindaco di Lanciano è stata che proveremo senza dubbio a organizzare un Corso simile per i primi mesi del 2010. Approfitto per ringraziare la sensibilità del Comune di Lanciano, quindi dei suoi Amministratori, ringrazio inoltre l’Avv. Carlo De Benedictis per il prezioso contributo. Concludo dicendo che il risultato è stato senza dubbio ottimo e a questo punto mi viene spontanea una battuta:aggressori tremate!”

Dichiarazione di Elsa Epifani: “Posso definire una bella esperienza questo corso appena completato. Il lavoro che ho svolto insieme al M° Antonacci è stato mirato e spesso anche divertente. Avevo avuto esperienze del genere in passato, ma questa volta, oltre ad aver visto un interesse particolare da tutte le ragazze e signore intervenute, mi sono anch’io divertita. Il risultato finale è sicuramente più che buono, ho visto l’interesse delle corsiste aumentare di volta in volta e il loro atteggiamento divenire più forte e sicuro. Il lavoro che abbiamo svolto è stato quello di dare una “base” che comprende un po’ di tutto, abbiamo studiato molte situazioni, dal tentato scippo, al liberarsi da prese di vario tipo fino al colpire al momento giusto il bersaglio giusto. Mi associo alla battuta di Pietro e dico attenti a questo gruppo di donne.
Quello che mi ha fatto capire che il corso è piaciuto è stata la richiesta da parte di tante di poter continuare. Questo è un progetto che abbiamo con il M° Antonacci e quanto prima inizieremo un corso di 2° livello e proporremo al Sindaco di Lanciano, che ci è sembrato molto interessato oltre che disponibile, il 2° Corso da iniziare a Gennaio 2010.”

Notizia di questi giorni Elsa Epifani sarà presente il 13 e 14 giugno a Ostia Lido, dove si terrà un Seminario Nazionale di M.G.A. indetto dalla Federazione per approfondire la sua preparazione nella difesa a livelli più alti, qualifica che le permetterebbe di insegnare a gruppi di polizia urbana.

tratto da: http://www.2out.it/06/successo-del-1%C2%B0-corso-comunale-%E2%80%9Cantiaggressione%E2%80%9D-citta%E2%80%99-di-lanciano/

L’articolo è dell’agosto 1997 ma anche in questo caso non perde assolutamente di attualità. dv

Fanno mestieri faticosi o “maschili”. Praticano sport e arti marziali. Ragazze che si piacciono muscolose Sicure di sé, perché sanno difendersi. Capaci, certo, di carezze. E di pugni. Se serve
di Olga D’Alì

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Donna karateka

Dopo il lavoro abbandonano tacchi e tailleur per scegliere kimono, guantoni, qualche volta perfino la sciabola. Sono le appassionate di arti marziali e sport da combattimento: muscolose quanto basta, capaci di difendersi da sole. Insomma, donne forti. Forti come un uomo? No, come una donna. Chi si aspetta guerriere metropolitane o rissose valchirie è fuori strada. La loro femminilità non è mai messa in discussione, nemmeno tra le professioniste: la campionessa italiana di pugilato, Maria Rosa Tabbuso, 27 anni, è uno scricciolo di 49 chili, mentre Chantal Menard, campionessa mondiale di kickboxing, vanta addirittura un passato da modella. La donna forte non è più la brutta copia di un modello maschile. E il cinema ha subito captato la tendenza: in Strange Days tra l’eterea Juliette Lewis e la muscolosa Angela Basset non ci sono dubbi su chi sia la vera donna, quella che sarà capace di conquistare il bel Ralph Fiennes. Magari a suon di pugni. Ma è davvero una novità, questa forza fisica che si fa valore anche femminile? Non del tutto. “Nelle diverse culture l’uso che si fa del corpo dipende dai ruoli e dai compiti assegnati a donne e uomini”, riflette l’antropologo Alberto Salza, di Torino. “In quasi tutte le tribù pre-tecnologiche, la resistenza femminile era molto apprezzata, fino a diventare un criterio di scelta al momento di prendere moglie. Del resto ancora oggi le donne boscimani fanno ogni giorno anche 10 chilometri a piedi, magari portandosi un bambino sulla schiena: devono per forza essere forti. Invece altre culture, per esempio quella mediorientale, da sempre rifiutano un modello femminile fisicamente resistente, preferendo un’immagine morbida e piena, più consona all’idea di donna che è soprattutto madre”. E le esigenze sociali non si limitano a individuare una precisa gerarchia nelle qualità fisiche, ma definiscono anche i modelli estetici femminili. “In una zona del Kenia”, continua Salza, “vivono due tribù che hanno organizzazioni radicalmente diverse tra loro. I Turkani sono pastori, e le loro donne non solo sono molto indipendenti, ma hanno anche un fisico particolare: sono alte, piuttosto muscolose, con spalle robuste e fianchi stretti, perché devono camminare molto per portare in giro i loro animali e trasportare le scorte d’acqua. I vicini Samburi, invece, sono agricoltori e le loro donne sono più minute, meno muscolose. Ciascuna tribù considera decisamente brutte le donne dell’altro gruppo”. In queste società “arcaiche” la prestanza fisica delle donne è una qualità dalla quale può dipendere la sopravvivenza quotidiana. Ma perché è diventata così positiva anche nelle società tecnologiche, così determinate a ridurre al minimo le attività che richiedono l’uso dei muscoli? Forse dipende proprio dalle donne. Da quell’universo femminile che, per natura e istinto, da sempre dà alla resistenza fisica un significato particolare. “L’uomo ha usato la forza soprattutto per conquistare e difendere il possesso di cose materiali, quindi per avere. Mentre alle donne è servita per esistere, per essere”, sostiene Mariapia Bobbioni, psicanalista di Milano. “La loro forza è sinonimo di spinta alla vita, di creatività, di intraprendenza: una dote che le ha aiutate a conoscersi meglio. La cultura femminile è fatta anche di coraggio, indispensabile per affrontare cambiamenti e trasformazioni”. Una teoria condivisa da Emanuele Jannini, sessuologo e autore di Il sesso guarito (Sperling & Kupfer Editori). “Eravamo abituati a convivere con donne attente al proprio corpo da un punto di vista solo estetico, ma adesso si intravede un atteggiamento nuovo: il desiderio di mostrarsi forti, capaci di difendersi, senza peraltro scimmiottare il comportamento maschile. Anzi, questa conquistata energia diventa un pretesto per mettersi alla prova e scoprire altre potenzialità, perché la forza fisica non rimane mai confinata a livello muscolare, ma si trasforma in sicurezza psicologica”. Diventare forti fisicamente per compensare una sensazione di inadeguatezza: una strategia, questa, messa in atto sia dagli uomini che dalle donne. “Spesso chi si avvicina alle arti marziali lo fa per superare la propria insicurezza o timidezza, perché praticando queste tecniche non aumenta solo la potenza fisica, ma anche quella interiore. Ci si sente meno minacciati e, di conseguenza, più aperti e disponibili verso gli altri”, conferma Angelo Abbruzzo, maestro di Shaolin, antica arte orientale da combattimento. “La tecnica che insegno, utile come autodifesa, è basata sulla ricerca di una forza interiore fatta di profondo equilibrio. Le donne che la praticano raccontano di sentirsi meno vulnerabili, non si sentono – come invece normalmente quasi sempre accade – potenziali vittime. E questa loro sicurezza si nota subito: cambia la postura, il modo di camminare e di occupare lo spazio. Aumenta anche l’attenzione al pericolo e la capacità di captare in anticipo situazioni che potrebbero rivelarsi rischiose, e così naturalmente si riducono le probabilità di subire un’aggressione”, aggiunge Abbruzzo. Sentirsi più sicure, padrone della propria vita e non in balìa degli eventi. È anche questo desiderio a spingere molte donne a praticare uno sport da combattimento. Senza timore di perdere in femminilità. Chantal Menard assicura che gli anni passati tra allenamenti e incontri sul ring le hanno regalato una profonda conoscenza del suo corpo e la capacità di riconoscerne le esigenze. Non solo: tirando pugni e calci è riuscita a vincere una timidezza esasperata, che le rendeva difficile perfino attraversare la sala di un ristorante per l’imbarazzo di sentirsi gli occhi addosso. Traguardi, questi, riservati non solo alle atlete professioniste. “Pratico la boxe da 5 anni ma non ho braccia da energumeno, anzi peso sempre 50 chili. Alle lezioni partecipano insieme uomini e donne, quindi il più delle volte tiro con i ragazzi, ma non è mai stato un problema né per me né per loro. Mi hanno subito accettata, senza considerarmi strana. Del resto è normale vedermi in palestra con una mise non proprio femminile – vecchie T-shirt, guantoni e paradenti – e poi incontrarmi fuori con tacchi e minigonna”, racconta Francesca, 27 anni, di Milano. “A farmi innamorare di questo sport non è stata l’illusione di sentirmi forte come un uomo. All’inizio ho provato perché mi piacevano i movimenti, poi ho continuato perché mi sentivo meglio nella mia pelle, meno nervosa e, anche se può sembrare strano, meno aggressiva. Ma più curiosa, nel senso che i cambiamenti o gli imprevisti ora non mi spaventano più: so che ho l’energia, anche fisica, per affrontarli”. Non è l’unico piacevole “effetto collaterale” di allenamenti intensi. Le donne che fanno attività hanno più consapevolezza del loro corpo. “E questo vuol dire anche maggior attitudine al piacere, fino al punto da riuscire a provare orgasmi migliori”, spiega il sessuologo Emanuele Jannini, “proprio perché l’esercizio sportivo irrobustisce tutti i muscoli, compresi quelli della cintura pelvica”. Particolare normalmente apprezzato dagli uomini, anche se non tutti sembrano pronti a convivere con una compagna fisicamente alla pari. “In realtà quelle che spaventano davvero sono le forzate del body building, quelle che arrivano a modificare il loro corpo fino a farlo diventare una caricatura di quello maschile”, interviene Giorgio Rifelli, psicosessuologo. “Ma in questi casi spesso si tratta di ragazze che hanno problemi con la loro identità femminile: non si accettano e si costruiscono un’immagine-corazza”. La reazione degli uomini è negativa, perché se ne sentono minacciati e perché percepiscono di trovarsi di fronte a donne che non hanno un buon rapporto col loro corpo. “Quelle che si mettono in esplicita competizione con lui, è quasi scontato, respingono”, commenta Jannini. Questo, in fondo, è comprensibile: ma per molti non è facile nemmeno accettare i normali cambiamenti prodotti sul corpo femminile da tanta attività sportiva (la circonferenza della vita che si allarga mentre fianchi e seno diminuiscono). Eppure bisognerà abituarsi, visto anche il progressivo accorciamento delle distanze tra maschi e femmine in molti sport. Per esempio nella corsa dei 200 metri, dove il distacco è passato dagli 8 secondi del 1922 a 2, grazie a Florence Griffith. Grande atleta e donna affascinante. Per qualcuno, però, una compagna fisicamente forte è quasi una liberazione, perché finalmente non è costretto a giocare la parte scomoda dell’eterno paladino. “Un atteggiamento diffuso soprattutto tra i più giovani, che hanno ricevuto un’educazione meno condizionata dallo stereotipo del macho”, prosegue Jannini. Uno come Filippo, architetto trentenne. “Una sera a casa di amici ci siamo ritrovati a parlare di sport, e mi sono accorto che le osservazioni più competenti arrivavano da una ragazza. La mia prima reazione è stata quasi di fastidio, come se lei stesse sconfinando in un territorio non suo. Poi la curiosità è stata più forte e insistendo ho scoperto che da anni praticava l’aikido, un’arte marziale giapponese. Calma, tranquilla, minuta, difficile immaginarla mandare al tappeto uomini più grossi di lei. Sentendo i suoi interventi ho avuto l’impressione di aver dormito per anni e di essermi perso qualche cambiamento interessante. Non è stata una brutta sorpresa, ma non sono del tutto sicuro che davvero mi piacerebbe dividere il letto con una donna capace di suonarmele di santa ragione”. Con una certa perplessità maschile fa i conti tutti i giorni Ilaria Gazzano, 30 anni, che forte lo è diventata per necessità professionale: è una delle due donne vigili del fuoco in servizio oggi in Italia. Un lavoro duro, ancora appannaggio degli uomini: “Le prove fisiche che abbiamo dovuto superare durante il corso di formazione erano molto impegnative: arrampicarsi sulle funi, scavalcare muri, fare chilometri di corsa. In quei momenti sentivo che i miei compagni di corso davano quasi per scontato un mio cedimento. Sapendo a cosa stavo andando incontro, però, mi ero allenata bene. E forse anche la voglia di vincere questa sfida mi è servita come stimolo a dare il massimo. Adesso che sono operativa, quando capito con colleghi che non hanno mai lavorato con me, capisco che siano perplessi. Più che la mia capacità di resistenza fisica, a intimorirli è il fatto che io non sia altrettanto forte dal punto di vista emotivo, perché in questo lavoro mantenere i nervi saldi è essenziale. Evito qualsiasi braccio di ferro, non perdo tempo nel cercare di convincerli: mi limito ad entrare in azione in modo professionale e lascio che si convincano da soli. Così in questi anni non mi sono rafforzata solo fisicamente, ma anche come carattere: ho un buon autocontrollo e non mi lascio travolgere dalle emozioni. Fredda? No, piuttosto il contrario: forse, e proprio grazie al tipo di situazioni che affronto quotidianamente, sono diventata più sensibile, più umana”. Gli ultimi scettici sono avvisati: in caso di pericolo, munita di casco e idrante, potreste trovarvi di fronte una fata bionda. Brava e forte.

Tratto da D – La Repubblica delle Donne del 26 agosto 1997

L’articolo è del 2004 ma è sempre valido in ogni momento.

Migliori di un corso di autostima. Più complete di una seduta di yoga. Le arti marziali sviluppano le tue potenzialità psichiche e fisiche. Aumentano la lucidità mentale e la prontezza di riflessi. Anche nella vita di tutti i giorni

Dai forza al tuo carattere

Non è il bisogno di scaricare tensione e aggressività. E non è nemmeno la necessità di sapersi difendere. «Il vero motivo per cui le donne si avvicinano alle arti marziali è la possibilità di acquisire una maggiore padronanza del corpo e della mente» dice il maestro di karate Jamalladin Nekoofar. «Queste discipiline, infatti, sono prima di tutto un allenamento del carattere. Si impara a raccogliere l’energia e a sfruttarla sia per migliorare la concentrazione sia per individuare rapidamente i punti deboli dell’avversario. La consapevolezza della propria forza, psichica ancor prima che fisica, diventa utile in qualsiasi ambito: nel lavoro e nello studio». Se volete conoscere l’arte che fa per voi, leggete qui.

Judo: se sai ascoltare
Un’antica tradizione cinese sostiene che la cedevolezza batte la forza. E questo principio è proprio quello che regge tutto il sistema del judo, “la via della cedevolezza” appunto, che sconfigge la potenza del nemico, poiché sa comprendere i lati deboli. «Questa forma di combattimento prevede il corpo a corpo solo per sfruttare la forza dell’avversario» spiega Marisa Riccio, istruttrice di judo. «Si afferra la rivale in determinati punti per sbilanciarla e farla cadere a terra (proiezioni), dove la si può rendere inoffensiva con tecniche mirate di immobilizzazione». Ma serve pazienza e grande intuito. Le qualità che non devono mancarvi allora sono la tenacia, la costanza e l’introspezione.

Anche se l’aggressività non fa parte del vostro carattere e il contatto fisico vi spaventa, un corso di judo insegna a superare questo lato della personalità. «Non si tratta di diventare guerriere, ma di comprendere che davanti a un avversario ci si può e ci si deve difendere» prosegue Marisa Riccio. «Convinzione che diventa utile anche nell’affrontare le difficoltà di ogni giorno».

Kick boxing: se sei impulsiva
Aggressiva, determinata e decisa: ecco il ritratto della donna che pratica la kickboxing, esplosa tra il pubblico femminile negli ultimi anni, sulla scia dei successi di Chantal Menard, sua campionessa più famosa. È una disciplina di combattimento che prevede calci, pugni e un corpo a corpo a volte anche acceso. «Tra le arti marziali è una delle più impegnative, per via del ritmo dell’azione» spiega la master trainer Marcella Pastore. «Una serie di movimenti in rapida successione con tutti i vantaggi di questo tipo di esercizi: glutei tonici, fianchi snelli, gambe sinuose. Ma colpire e schivare l’avversaria è anche una questione di agilità, destrezza e velocità». Il risultato alla fine della lezione? Vi siete buttate dietro le spalle tutte le tensioni della giornata.

Karate: se sei dinamica
Siete sempre scattanti, in perenne movimento? Sul lavoro non vi risparmiate e con gli amici siete trascinanti? Il karate fa per voi, perché affina qualità molto vicine al vostro modo d’essere. «Questa disciplina fa conquistare un grande controllo sui propri movimenti, perché regala scioltezza alle articolazioni, sviluppa i riflessi, sollecita e accorcia i tempi di reazione» spiega il maestro Jamalladin Nekoofar.

Arte di difesa, il karate ha diversi stili, che si differenziano a seconda delle geometrie che regolano i colpi: per linee rette o circolari, con forza di maggiore o minore intensità. Esistono tecniche di calcio, di ginocchio, di pugno e di gomito. «Queste vengono prima studiate come esercizi di base e poi all’interno di forme complete, chiamate “kata”» conclude il maestro. «E se attraverso i movimenti elementari si impara la tecnica, con il “kumite”, ovvero il combattimento, ci si esprime in un confronto libero da schemi».

Alberto Zampetti

Fonte: Donna Moderna – 03/11/2004

http://www.donnamoderna.com/farmi_bella/pagina_articolo/farmibella/dai-forza-al-tuo-carattere.html


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